San Nicola di Myra Licia detto anche San Nicola di Bari
San Nicola di Myra Licia
detto anche
San Nicola di Bari
Nell’approssimarsi della festa del Natale di Gesù, Unigenito Figlio di Dio, figlio della sempre vergine Maria di Nazaret, il Cristo Signore, il calendario della Chiesa antica, ed in particolare delle Chiese Ortodosse di rito Bizantino, si fa memoria di santi che, per la loro particolare fede, rappresentano stelle lucenti nel cielo che circonda la grotta di Betlemme, angeli gioiosi che, con la loro esemplare vita annunciano, nel torpore della notte di ogni tempo, che Cristo è la speranza dell’umanità; è la Luce del mondo, il sole che sorge per rischiarare coloro che sono nelle tenebre e nell’ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace (Luca 1, 78-79). Tra queste figure che arricchiscono il firmamento dei testimoni della fede c’è san Nicola di Myra o di Bari. La figura di san Nicola occupa un ruolo tutto particolare a livello planetario, il suo interesse, possiamo dire, è trasversale, cioè interessa tanto la sfera religiosa quanto quella più semplicemente mondana: soprattutto nei paesi scandinavi, nordeuropei, nordamericani e riformati in particolare, che rifiutano di rendere culto ai santi, santa Claus prima e poi Babbo Natale, hanno all’origine proprio il santo di Myra. Per noi ortodossi e per i cattolico romani egli è il santo tra i santi Padri di Nicea, difensore della fede Ortodossa, il Taumaturgo, il Compassionevole, il Misericordioso: aggettivi che caratterizzano il suo ruolo di intercessore tanto quando era in questo mondo quanto nell’altro mondo, di cui è diventato degno grazie al suo amore per Cristo e la sua indefessa fede nel Mistero Trinitario. Della sua vita terrena non abbiamo fonti dirette che ci aiutano a definire con esattezza gli elementi salienti del suo progresso sociale e religioso. Un interessante sito on-line, Aleteia[1], ha pubblicato una preziosa sintesi sulla straordinaria figura di san Nicola, dal titolo: 5 cose che non sapevi su San Nicola, che riporto integralmente. L’articolo, tradotto dall’originale spagnolo presenta così un aspetto della figura di san Nicola.
Il santo che “porta regali a Natale” non è esattamente il personaggio vestito di rosso che vediamo nelle pubblicità.
Il 6 dicembre, secondo il calendario gregoriano, si celebra la festa di San Nicola. Il calendario giuliano, invece, la celebra il 19 dello stesso mese[2]. Nessuna delle due celebrazioni prevede una lettera da scrivergli per chiedere dei regali per Natale, né tanto meno si commemora Babbo Natale (né Santa Claus, come viene abbreviato il suo nome). E no, non vive (né ha vissuto) al Polo Nord.
Abbiamo voluto dunque condividere cinque cose che molto probabilmente non conoscevi su San Nicola.
- San Nicola era turco
San Nicola è infatti nato intorno al 270 a Patara di Licia (nell’attuale Turchia) da una famiglia facoltosa. Si dice che i suoi genitori furono cristiani ferventi, che lo crebbero nella fede. Alla loro morte, lasciarono a Nicola un ricco patrimonio, che lui distribuì tra i bisognosi.
- Fu consacrato vescovo “casualmente”
Quando morirono i suoi genitori, Nicola si recò a Myra. Il vescovo del luogo era morto recentemente, e vari sacerdoti discussero su chi dovesse sostituirlo. Si dice che sia stato semplicemente deciso di nominare vescovo il primo sacerdote che sarebbe entrato nella chiesa. Casualmente, fu Nicola.
- Mise dei soldi nelle calze
Si racconta che a Patara, quando era ancora giovane, Nicola venne a sapere che un suo vicino caduto in disgrazia aveva costretto le sue tre figli a prostituirsi. Secondo alcune versioni, Nicola lanciò tre scarpe piene d’oro verso la finestra della stanza del padre, per porre fine a quella situazione. Altre versioni dicono invece che il santo avrebbe fatto cadere dell’oro lungo il camino di casa, che finì miracolosamente nelle calze che le ragazze avevano messo ad asciugare accanto al fuoco.
- San Nicola di Myra o San Nicola di Bari?
Di Bari o di Myra, è lo stesso San Nicola. In Oriente viene chiamato “di Myra” perché fu proprio quella la diocesi della quale fu vescovo. In Occidente viene chiamato “San Nicola di Bari” perché dopo la conquista musulmana dell’Anatolia, dei cattolici trasportarono le reliquie del santo, in segreto, fino a Bari. Da lì il culto di San Nicola si estese a tutta l’Europa, fino a diventare patrono della Russia, della Grecia e della natia Turchia.
- Sì, diede uno schiaffo ad Ario
San Nicola partecipò al Concilio di Nicea, convocato nel 325 dall’imperatore Costantino. Lì incontrò non solo oltre trecento vescovi giunti per discutere sulla natura della Santissima Trinità, ma anche Ario, che sosteneva che la natura del Figlio non fosse uguale a quella del Padre.
Ario difese con vigore la sua posizione, e i vescovi lo ascoltarono. Tutti quanti tranne Nicola, che perse la pazienza e nel bel mezzo del Concilio tirò uno schiaffo ad Ario. Per la sua condotta, Nicola fu portato di fronte a Costantino, che dichiarò che avrebbero dovuto essere i vescovi a decidere quale pena applicare a Nicola. Gli furono tolte le vesti vescovili e lui fu messo in carcere. Quella stessa notte, racconta la storia, Nicola ebbe una visione in cui Gesù gli porse le Scritture, e Maria gli ridiede le sue vesti. Quando il giorno successivo il carceriere gli portò del cibo, vide Nicola vestito da vescovo che leggeva le Scritture. Dopo essere venuto a conoscenza di quel fatto, Costantino chiese il suo rilascio. Poi il Concilio terminò dando ragione a Nicola mettendo fine alla questione sollevata da Ario. Fu quindi composto quello che oggi conosciamo come Credo Niceno-Costantinopolitano.
Questi cinque punti ci fanno capire che san Nicola era generoso (compassionevole, misericordioso) e forte nella fede. L’Articolo su citato ci parla di uno schiaffo dato dal vescovo Nicola di Myra ad Ario (prete dalla fede confusa – eretico), gesto che non si sposa bene con il carattere mansueto e caritatevole, in altre fonti sottolineato, che contraddistinsero il Santo Padre della Chiesa. Come leggere allora l’atto apparentemente violento di Nicola verso Ario? Probabilmente lo schiaffo è un termine allegorico[3] che allude appunto all’argomentazione ortodossa che Nicola, Vescovo, presenta alle allucinazioni dottrinali di Ario. Infatti, san Nicola, come già accennato, in altre fonti è descritto piuttosto come uomo del dialogo, virtù che lo contraddistinse. La fonte è Andrea di Creta, uno dei più celebri scrittori sacri bizantini, vissuto fra il 660 ed il 740. Nell’encomio di S. Nicola, composto prima della crisi iconoclasta (726) egli riporta un episodio che non si trova in nessun’altro autore: la conversione del vescovo Teognide. Il contesto è ovviamente l’aspro dibattito provocato dall’eresia ariana (che negava la perfetta identità di natura tra il Padre e il Figlio nella santa Trinità). Nicola era molto preoccupato che a vincere fosse la retta fede, ma ciò che lo distingue fra tanti padri del tempo (come, ad esempio, Atanasio) è il suo deciso impegno al dialogo.
Ecco le parole di S. Andrea di Creta: Chi, del resto, non ammirerà la tua magnanimità ? Chi non proverà stupore del tuo eloquio dolce, della tua mitezza, o del tuo carattere pacifico e supplichevole? Ci riferiamo a quella volta che tu, come raccontano, passando in rassegna i tralci della vera vite, incontrasti quel Teognide di santa memoria, allora vescovo della chiesa dei Marcianisti. La discussione procedette in forma scritta fino a che non lo convertisti e lo riportasti all’ortodossia. Ma poiché fra voi due era forse intervenuta una certa asprezza, con la tua voce sublime citasti quel detto dell’Apostolo e dicesti: “Vieni, riconciliamoci, o fratello, prima che il sole tramonti sulla nostra ira”[4] .
Questo aspetto, ai nostri giorni, ha assunto una valenza considerevole rendendo san Nicola un punto di riferimento importante nel dialogo ecumenico. Insieme al luogo che conserva le sue reliquie, dalle quali miracolosamente sgorga un liquido taumaturgico (per chi lo riceve con fede) chiamato “Manna”, è anche questo tratto descritto da sant’Andrea di Creta che lo definisce uomo del dialogo, potremmo dire l’uomo paziente e fiducioso, che sa attendere che il seme della “buona Testimonianza” porti i suoi frutti. Leggiamo nella pagina on-line di basilicasannicola.it, san Nicola, santo ecumenico[5]: La figura di S. Nicola ha un grande ruolo nelle relazioni interreligiose perché è il Santo più venerato nell’Ortodossia, e specialmente nel mondo slavo. È auspicabile, pertanto, non solo una restituzione della sua festa liturgica a memoria obbligatoria, ma anche che si proceda eventualmente alla sua proclamazione quale patrono dell’ecumenismo cattolico-ortodosso. L’Ecumenismo del Nicola storico non è un qualcosa che si è aggiunto sull’onda delle leggende, come è il caso, ad esempio, del suo patronato sui bambini, ma si radica e in modo consistente nella sua personalità storica. La migliore espressione di questo aspetto è una delle più antiche preghiere liturgiche dell’Ortodossia, che lo invoca come “Regola di fede e immagine di mitezza” (kanona pisteos kai ikona praòtitos, pravilo very i obraz krotosti). Il che tra l’altro è ben reso anche dagli sviluppi iconografici che all’immagine dell’uomo fiero ed energico (difensore dell’ortodossia della fede), prevalente fino al secolo XI, succede la figura dell’anziano vescovo benedicente. ………………………………………….
Tutti questi aspetti del culto si radicano nella sua personalità storica, che univa ad una grande fermezza nella fede (lotta alle eresie e al paganesimo) un altrettanto decisa propensione al dialogo. A dire il vero anche se ci è pervenuto un solo episodio in tal senso, la fonte lascia intendere che questo era il carattere di S. Nicola[6].
Questo aspetto o tratto umano e spirituale della vita cristiana e di pastore di san Nicola è ciò che può diventare o deve caratterizzare la nostra fede, se vogliamo sia autentica e fruttuosa. La retta fede, quella testimoniata dagli Apostoli e testimoniata in modo indefesso dai santi Padri, tra cui il vescovo di Myra, e l’ardente carità verso chi ha bisogno e la compassionevole vicinanza a chi è provato nell’anima e nel corpo ci renderà, come san Nicola, portatori di doni, stelle che brillano nel firmamento di Dio, capaci di indicare la strada anche nelle notti più scure della nostra umanità. Non ha forse detto il Signore “Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli” (Matteo 5, 13-16). L’esempio, come la testimonianza di san Nicola di Myra o di Bari, ci spronino nel vivere con audacia la nostra fede che, come stella del mattino, annuncia l’Alba di un giorno nuovo, il giorno della salvezza: Cristo, Figlio di Dio, per noi incarnato!
Padre Ignazio Blasi.
[1] Aleteia.org
[2] Per l’esattezza il calendario Giuliano celebra il 6 dicembre, ma la corrispondenza con il calendario gregoriano è il 19 dicembre.
[3] Dinnanzi a un’opera d’arte, il lettore medievale distingueva il senso letterale, cioè il significato immediato, e il senso allegorico, cioè il significato allusivo della narrazione.
[4] Andrea di Creta, Encomium S. Nicolai, cap. VII, www.basilicasannicola.it
[5] ibidem
[6] ibidem